Regia di Mauro Bolognini
Con Martin Balsam, Turi Ferro, Massimo Ranieri, Valentina Cortese, Salvo Randone, Luigi Bonos, Piero Gerlini, Massimo Sarchielli, Luigi Diberti, Mariano Rigillo, Paolo Bonetti, Petra Pauly, Carlo Valli.
Genere Drammatico, colore 102 minuti. - Produzione Italia 1972.
Roma, anni 70. Durante uno scontro di piazza rimangono uccisi uno studente, militante extraparlamentare, e un poliziotto. Della morte del poliziotto viene sospettato Max (Luigi Diberti), ma il vero colpevole è Fabio (Massimo Ranieri), figlio del giudice Sola (Martin Balsam), che viene incaricato di indagare sul caso e decide, senza sospettare la verità, di indagare anche sulla morte dello studente.
Inserito nel filone del cinema civile il film di Bolognini, pur con ottime premesse, non riesce a convincere fino in fondo. La trama, interessante e carica di riferimenti politici precisi, si avvolge attorno ad uno dei temi più cari al regista: il conflitto generazionale tra padri e figli. Ma i personaggi sono di superficie, e non riescono ad incidere nella coscienza come nel ben più riuscito La corruzione.
Nonostante la sceneggiatura (di Ugo Pirro e Ugo Liberatore) affondi le proprie radici nel presente (il film è del 1972: il 30 marzo dello stesso anno le Brigate Rosse organizzarono il sequestro lampo del dirigente della Sit-Siemens Idalgo Macchiarini), il tentativo di raccontare l’inquietudine di un’epoca viene travolto dalle vicende familiari, e non riesce a graffiare come altri film dell’epoca, perdendo per strada la vena anarcoide che Pirro riuscì a creare insieme a elio Petri. I poliziotti sono veramente odiosi, ma siamo distanti mille miglia da Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, e il quadro d’epoca viene affrontato da Bolognini con il suo solito schematismo retorico.
Peccato: un’occasione che il grande regista non riesce a trasformare in un film memorabile. Anche se la colonna sonora, di Ennio Morricone, è notevole.