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L'Altro Io di Mario Benedetti
traduzione di Nicoletta Isola
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Si trattava di un ragazzino comune: gli si formavano i ginocchielli nei pantaloni, leggeva fumetti, faceva rumore mentre mangiava, si metteva le dita nel naso, russava durante il pisolino, si chiamava Armando Corriente in tutto meno che in una cosa: aveva un Altro Io. L'Altro Io usava una certa poesia nello sguardo, si innamorava delle attrici, mentiva con cautela, si emozionava al tramonto. Al ragazzino lo preoccupava molto il suo Altro Io e lo faceva sentire a disagio di fronte ai suoi amici. D'altra parte l'Altro Io era malinconico e, per quello, Armando non poteva essere tanto volgare come era suo desiderio. Un pomeriggio Armando arrivò stanco dal lavoro, si tolse le scarpe, mosse lentamente le dita dei piedi e accese la radio. Alla radio davano Mozart, ma il ragazzino si addormentò. Quando si svegliò l'Altro Io piangeva sconsolatamente. Sulle prime, il ragazzino non seppe che fare, ma poi si riebbe e coscienziosamente insultò l'Altro Io. Questi non disse nulla, ma il mattino dopo si era suicidato. All'inizio la morte dell'Altro Io fu un duro colpo per il povero Armando, ma subito dopo pensò che ora sì avrebbe potuto essere interamente volgare. Questo pensiero lo confortò. Era a lutto solo da cinque giorni, quando uscì in strada con il proposito di sfoggiare la sua nuova e completa volgarità. Da lontano vide che si avvicinavano i suoi amici. Questo lo riempì di felicità e immediatamente scoppiò a ridere smodatamente. Tuttavia, quando passarono vicino a lui, essi non notarono la sua presenza. E, peggiore dei mali, il ragazzino riuscì a sentire che commentavano: “Povero Armando. E pensare che sembrava così forte e in salute”. Il ragazzino non ebbe altro da fare che smettere di ridere e, nello stesso momento, sentì all'altezza dello sterno un'angoscia che assomigliava molto alla nostalgia. Ma non poté sentire autentica malinconia, perché tutta la malinconia se l'era portata via l'Altro Io. Mario Benedetti tratto da: La morte e altre sorprese (1968)
© Mario Benedetti
Traduzione a cura di Nicoletta Isola
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